Beato Cardinal Ferrari

La nostra storia ...

Le origini

La Parrocchia del Beat Card. Ferrari sorge nel rione Mazzafame della città di Legnano e serve una comunità di 1800 famiglie.
 

Il Centro Pastorale Mazzafame non si chiamava ancora così ma già esisteva: si trattava dei parrocchiani della Parrocchia dei Ss. Martiri che andavano a stabilirsi nell’area delimitata dal Viale Sabotino e dalla Via Novara man mano che vi sorgevano le abitazioni che andavano ad aggiungersi alle poche costruzioni preesistenti. Il nome: MAZZAFAME dato all’intera area indicava in realtà soltanto un complesso rurale settecentesco situato in fondo all’attuale via Menotti , dotato di una chiesetta (vedi oltre) che era stata usata per il culto fino al secondo dopoguerra, alle dipendenze della Parrocchia dei Ss. Martiri, la Parrocchia “della stazione” esistente fin dal primo decennio del secolo XX. Lo sviluppo del rione, con i suoi numerosi edifici di case popolari, con i nuovi villaggi di villette a schiera e i condomini residenziali (un complesso di oltre mille nuclei familiari) rendeva ormai indispensabile la realizzazione di una chiesa più capiente e di una Parrocchia autonoma.
 

Nel 1978 il primo punto fisso: l'acquisizione da parte della parrocchia Santi Martiri di un'area in via dei Pioppi, nel cuore del quartiere. Inizia così l'"avventura", che si sviluppa di pari passo con la crescita del rione. Il 12 maggio 1980, alla presenza del Vicario Generale Mons. Renato Corti, attuale Vescovo di Novara, di don Franco Fusetti (nel link una pagina in suo ricordo), Parroco della Parrocchia-madre dei SS.Martiri, e di don Mario Caccia si dà inizio ufficiale alla vita della nuova comunità nella piccola cascina retrostante la chiesetta. Al piano superiore c'è l'abitazione per il sacerdote, mentre al piano terra, nel cortile e in tre locali del cortile adiacente si svolge l'attività pastorale (Oratorio, Caritas, doposcuola e incontri di adulti). Il nome di questa avventura è presto trovato: Centro Pastorale Mazzafame, in sigla CPM. E proprio per non dimenticare i dieci anni vissuti tra quelle mura, la sigla è rimasta anche quando la comunità si è trasferita nel nuovo edificio in via dei Pioppi 4 ed è diventata Parrocchia.

Il 10 maggio 1987 era stato beatificato il Cardinale Andrea Carlo Ferrari (che fu Arcivescovo di Milano dal 1894 al 1921) e la comunità della Mazzafame decise di dedicare a Lui la nuova chiesa. 

Si fece così coincidere la cerimonia della posa della prima pietra, il 4 settembre, con la sosta a Legnano delle spoglie mortali del Beato, in visita itinerante nei maggiori centri della Diocesi. Intervenne il vicario episcopale mons. Franco Monticelli.

Nella primavera 1988, definito il progetto redatto dall'architetto Antonio Faranda di Milano, si poté dare inizio ai lavori veri e propri di costruzione della nuova chiesa il 28 aprile 1988. Le finanze limitate consigliarono di prevedere a un edificio sobrio ma funzionale con una navata principale e una seconda disposta ad "L" sul lato sinistro. Tenendo conto delle esigenze del vasto quartiere, si pensò anche di realizzare nel seminterrato della chiesa un vasto salone per riunioni e attività pastorali e sociali, oltre che per quelle sportive e di aggregazione dei giovani, dei quali già si occupava don Mario Caccia, coadiutore nella parrocchia dei Santi Martiri.

Don Mario,  Don Franco Fusetti e Don Raffaello Ciccone, che gli era subentrato nel frattempo, sono stati i tre "pilastri" della nuova chiesa che fu ultimata sommariamente nell'inverno 1989, in modo da potervi celebrare la prima messa, nella notte di Natale. La foto sottostante ritrae Don Mario (a destra) e Don Raffaello in occasione di questa messa. 

Il costo di un miliardo e 600 milioni fu coperto per metà dalla Diocesi di Milano e per il resto dalla parrocchia dei Santi Martiri e dal Decanato, ma anche dai contributi dei residenti. Due anni dopo, l'8 giugno 1991, si procedette, presente il cardinale Martini, alla liturgia per la dedicazione e consacrazione del tempio (a cui si riferiscono le immagini sottostanti), che diventò parrocchia il 1° febbraio 1992, festa del Beato Cardinal Ferrari, quando il popoloso rione aveva già raggiunto un numero di 1760 nuclei familiari. Primo pastore della comunità religiosa fu nominato don Mario Caccia.

 

 

Gli anni 2000

 

Nell'estate 2000 si avvicendano i coadiutori della parrocchia: don Renato Bettinelli, fino ad allora coadiutore, viene "promosso" parroco a Mediglia, paesino alle porte di Peschiera Borromeo. Al suo posto giunge don Claudio Stramazzo, fino ad allora vice parroco a Besozzo. Nell'autunno 2000 iniziano i lavori per la costruzione della nuova canonica.

In un anno - poco più - l’edificio è stato terminato: avevamo incominciato con il fissare la data dell’inaugurazione al 21 Ottobre scorso, poi l’avevamo spostata alla Notte di Natale: niente da fare neanche lì. Doveva proprio arrivare il decennio esatto della Parrocchia (1 febbraio 1992) come momento propizio. E se volete sapere con che intenzioni siamo entrati nella nuova casa, dovete proprio avere la pazienza di leggere il resto – il testo che segue è stato inflitto ai fedeli di qui per ben due volte: alla posa della prima pietra e all’inaugurazione.

 

NON E’ UNA SVOLTA, MA UNA CONFERMA Nella casa che abbiamo costruito tutti sono invitati esat­ta­mente come tutti sono stati invitati in questi dieci anni in Chiesa: a vivere una vita che non si vive da nes­sun’altra parte. Perché la vita che vi vogliamo vivere non sarebbe com­prensibile “senza” una chiesa che sia non soltanto vicina, ma esattamente alla radice.

Guai se non ci fosse la Chiesa-Tempio visibile a dire in mezzo alle case degli uomini che «Il Verbo si è fatto carne, e noi l’abbiamo incontrato, toccato con queste nostre mani,  ascoltato con queste no­stre orecchie, contemplato con questi nostri occhi di carne ».

 

…IN CONTINUITA’ CON LA CHIESA. E tuttavia, questo incontro con Lui –quando è vero- porta neces­sariamente con sé il bisogno che continui, che co­lori di sé la quotidianità della vita, perché se Lo hai incon­trato veramente, da quel momento niente di quel che fai  sarà più come prima: i due discepoli che quel po­meriggio sono an­dati dietro all’ «Agnello che toglie i peccati del mondo », quando incontrano i colleghi di lavoro non po­tranno più limitarsi a parlare di reti e di pesci: «Abbiamo tro­vato il Messia».I convertiti della prima Pentecoste trovano che persino l’occupazione di fare i conti dei soldi che sono in cassa e del man­giare che è rimasto nella dispensa non può prescindere dal fatto che LUI C’E’. L’avvenimento di Cri­sto permane nella storia attraverso la compa­gnia dei credenti, una compagnia che vive e si ma­nifesta nella sto­ria come un popolo nuovo, la cui vita è determinata in primo luogo da un ideale comune, da un valore per cui vale la pena esi­stere, faticare, sof­frire e –se necessario- anche mo­rire; in secondo luogo dalla identi­fica­zione degli strumenti e dei metodi adeguati a raggiungere l’ideale riconosciuto, affrontando i bisogni e le sfide che emergono via via dalle circostanze stori­che; in terzo luogo dalla fedeltà vicendevole in cui l’uno aiuta l’altro nel cammino verso la realizza­zione di questo ideale. Un popolo esiste là dove c’è la me­moria di una storia comune che viene ac­cettata come compito storico da realizzare. 

Ecco a che serve la Casa accanto alla Chiesa: è un ambiente di vita per il popolo generato dall’incontro con il Ri­sorto, perché vi cresca nell’amicizia, nell’affezione, nella consapevolezza sem­pre più chiara di «appar­tenere a Cri­sto nella compagnia della Chiesa».

 

…PER PROCLAMARE LA VERITA’ DELL’INCARNAZIONE. Con amore e con tenacia –per tre anni abbiamo lavorato al progetto!!!- abbiamo messo dentro nella nuova casa tutto sommato quelle cose che ci si aspetta di tro­vare in que­sto tipo di costru­zione. Cose “normali” per una vita “normale”.

Si è Cristiani prima di tutto nel Culto, ma non solo. Così come Gesù è il Salvatore dell’umanità non solo sulla Croce, ma già quando bambino in brac­cio a sua Madre, viene allattato come il più «nor­male» degli in­fanti. La Chiesa non salva il mondo attivando un Bar, ma si può essere Chiesa –cioè compagnia del Risorto- anche in un Bar, che a questo punto diventa qualcosa di speciale, di «re­dento»;NON SONO LE COSE CHE TROVERETE NELLA CASA A FARVI CRISTIANI: SARANNO LE PERSONE, o meglio, SARA’ LUI CHE SI FARA’ INCON­TRARE QUI NELLA COMPAGNIA DEI CRISTIANI.

Uomini «normali», come saranno «normali» le cose che useranno. Il bello sta proprio qui.

La pretesa più specifica della Chiesa non è sem­plice­mente di essere veicolo del divino, ma  di es­serlo attra­verso l’umano. Gesù che “mangia e beve in compagnia di pubblicani e pecca­tori”(Mc.2,16), è lo stesso che dice: “Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non attraverso me”(Gv.14,6). Nella vita stessa delle prime comunità cristiane ci viene ricordato che l’incontro dell’uomo con Dio –l’aspetto su­premo del problema della vita- e la partecipazione al suo es­sere si realizza  som­mamente in una circostanza che potremmo chiamare volgare: una norma­lis­sima cena, un semplice pasto comune era l’ambito in cui si realiz­zava il coinvolgimento più pro­fondo e mi­sterioso  col Signore. Il comu­nicarsi della vita di­vina  con i suoi doni  passava attraverso l’assunzione del pane e del vino. Non è indif­ferente la sensazione di banalità che l’uomo può pro­vare di fronte a una simile prassi; l’uomo può rivelare una sottile resistenza di fronte a quel metodo mi­sterioso, che è tutto di Dio, di voler pas­sare attra­verso l’umano (mentre l’uomo tende a codi­fi­care come divino il suo pensare e il suo fare!)

 

LA NUOVA CASA: ISTRUZIONI PER L’USO. Se dunque la Chiesa è una vita, bisogna coinvol­gersi con la vita per poterla giudicare. Si tratta innanzitutto di convivere con la vita della Chiesa là dove essa è vis­suta autenticamente, là dove è vissuta sul serio.  Per questo la Chiesa proclama i Santi: per dare delle indi­cazioni di come, tramite i più diversi tempera­menti e le più varie­gate circostanze storiche e sociali, con le più diffe­renti sensibilità cultu­rali, sia possibile vivere sul serio la proposta cristiana. Ed è per questo che la Chiesa usa anche sugge­rire con la sua approva­zione  asso­ciazioni, movimenti, luoghi come questo non solo di culto, ma anche di incontro, per­ché la convinzione che do­vrebbe animare quei luoghi di vita –se ven­gono vissuti per quello che sono- può far percepire che cosa sia  una esperienza cri­stiana vera. E’ con questa am­bizione, me­glio con que­sta fede, che oggi –3 Febbraio 2002- noi del Card. Ferrari entriamo nella casa nuova.

 

 

LE PAROLE DELLA PERGAMENA CHE RESTERA’ CON LA PIETRA

Il giorno 8 Ottobre 2000 anno del grande Giubileo,

giorno dell’affidamento della Chiesa Cattolica alla Madre di Dio,

essendo Papa Giovanni Paolo II

Arcivescovo di Milano  S. Em. Il Cardinale Carlo Maria Martini

Presidente della Repubblica Italiana l’On. Carlo Azeglio Ciampi

Sindaco di Legnano  il  Dott. Maurizio Cozzi

 

Il Parroco D. Mario Caccia, il Vicario D. Claudio Stramazzo insieme con tutti i Fedeli della Parrocchia “Beato Cardinal Ferrari” danno con gioia l’inizio ufficiale ai lavori per la Casa Parrocchiale.

Questa prima Pietra  proviene dal “muro rotto” di Petrizzi (CZ) dove Maria SS.ma della Luce apparve a il­luminare e a guidare i suoi figli su tutte le strade del mondo, perché dovunque andassero, potessero seguire Cristo, vera Via e Luce indefettibile.

E’ deposta tra le fondamenta come segno gioioso dell’unità che fin d’ora lega questa Parrocchia con la Co­munità di Palermiti (CZ) e con il suo Pastore D. Antonio De Gori, alla Vergine della Luce particolarmente dedicata, e come seme di ospitalità per tutti gli uomini, viandanti per le strade del mondo, chiamati da Cristo alla Sua Compagnia e da Lui affidati all’amore della Sua Divina Madre.

 

MARIA SANTISSIMA DELLA LUCE

Nella chiesa era stata anche collocata una fedele riproduzione della statua della Madonna della Luce, protettrice di Palermiti (CZ) , dove é venerata fin dal XVIII secolo.

La statua, offerta e realizzata per volontà degli immigrati di quel Comune, residenti oltre che a Mazzafame anche in altre località della zona, è stata trasferita con una solenne processione in occasione della Domenica delle Palme 1998, in una cappelletta, all'esterno della chiesa,

appositamente costruita nel luogo dove la comunità era già solita recarsi per la recita del Santo Rosario e che ora domina sia il tempio sia lo spazio riservati all'oratorio.

 

 

Le opere artistiche della chiesa

Di fianco all’altare, a sinistra di chi guarda, si trova una statua di Maria Ausiliatrice: insieme con il mobile della sacristia e il basamento della Croce, è stata donata dalla vicina Parrocchia di S. Bernardo in Castellanza (VA), luogo d’origine del primo Parroco. 


Nella parete che sormonta l'altare un grande mosaico in stile pompeiano, realizzato dal pittore Alessandro Nastasio di Milano, raffigura l'ultima cena con un Cristo in gloria di cui è possibile veder qualche suggestivo scorcio nelle immagini sottostanti.

 


Un gruppo ligneo caratterizza il battistero, opera dell'artigiano Riva di Palazzolo Milanese. 

 


Sono realizzati in marmo bianco Botticino l'altare e il tabernacolo, quest'ultimo reca effigiati sulla porticina due pavoni, simbolo di immortalità, che circondano l’albero della vita. 

La pietra d'altare posta all'interno del tabernacolo stesso proviene da Santa Maria di Costantinopoli in Calabritto (Avellino) e fu offerta da quella comunità in occasione del gemellaggio tra le due città all’epoca del terremoto. 


Nella navata laterale, di fianco all'ingresso della sacrestia, è stata collocata una grande pregevole tela di metri 2,50 per 1,50, del pittore Gianfranco Brusegan di Legnano, dedicata al Beato Cardinale Ferrari. L'artista lo ha ritratto assorto in preghiera, “inviato” ad un popolo che cerca qualcosa che le sue mani - sia pure oneste ed operose - non sono in grado di procurarsi (è evidente il rimando al “Quarto stato” di Pelizza da Volpedo) con la nuova chiesa (tra la gente della comunità è raffigurato anche il primo parroco don Mario Caccia), lavoratori della campagna, impegnati in un ambiente sano d'altri tempi nella produzione del vino e del pane (simboli anche della mensa eucaristica) e lavoratori di oggi nelle fabbriche in un ambiente inquinato; in alto è ritratto il Duomo di Milano, dove il Beato Cardinale Ferrari fu elevato alla sede arcivescovile nel 1894 da Leone XIII. Al centro della tela - sopra il Beato - si staglia l'effigie del Cristo Redentore.